“Contrariamente a quello che vuol far credere il Fondo monetario internazionale (Fmi) l’aggiustamento strutturale voluto dagli organismi finanziari internazionali ha contribuito alla deindustrializzazione dell’Africa. Il contributo dell’industria al Prodotto interno lordo (Pil) del continente, infatti, è passato dal 15,9% del 1965 al 14,9% del 2006”: lo ha detto il Premio Nobel per l’Economia nel 2001 e presidente della Commissione d’esperti per la riforma del sistema finanziario internazionale, Joseph Stiglitz, in una lunga intervista realizzata dal settimanale ‘Les Afriques’ e intitolata “L’Africa deve contare solo su se stessa”. Dopo aver sottolineato come, nonostante “a Wall Street si ritenga che la crisi sia giù superata”, i livelli di crescita non torneranno a stabilizzarsi prima del 2013, Stiglitz invita l’Africa ad “approfittare” della nuova geografia economica mondiale. “L’Africa – spiega l’economista – è una vittima innocente della crisi e deve orientarsi verso i mercati emergenti asiatici, dove la crescita resta forte. Il rafforzamento del partenariato con questi paesi emergenti può permettere al continente di massimizzare le rendite delle sue risorse naturali, sfruttando la concorrenza mondiale e attirando investimenti importanti”. Se, secondo Stiglitz, la Cina gioca già un ruolo importante in Africa, nel medio termine il continente dovrà anche sfruttare l’aumento dei salari in corso in vari paesi dell’Asia. Ma il vero sviluppo, secondo l’economista, arriverà solo se al contempo i governi procederanno ad avviare nuove politiche per importare e apprendere nuove tecniche industriali, tecnologiche e agricole nel quadro di una necessaria e “urgente” diversificazione delle economie africane, troppo dipendenti dall’esportazioni di materie prime. “I paesi africani devono poi gestire in maniera trasparente le risorse naturali e investire i soldi che vengono dal sottosuolo sul suolo. D’altra parte, un’uscita rapida della crisi in Africa implica più che mai la riabilitazione del ruolo dello Stato come propulsore e promotore dell’economia” aggiunge Stiglitz, insistendo sui danni prodotti nel continente dalle politiche delle istituzioni di Bretton Woods, Fmi in testa. Dopo aver ribadito come i “mercati finanziari non abbiano certo la vocazione di promuovere lo sviluppo”, l’economista ha invitato i paesi del continente a moltiplicare le Banche di sviluppo nazionali, citando come esempi la Banca di sviluppo brasiliana e quelle di Botswana e isole Mauritius; istituti di credito pubblici che negli ultimi anni hanno trainato il rapido sviluppo dei rispettivi paesi. |