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Giovedì Santo: Giornata per i missionari martiri
“Quest'anno, anno dell'Eucaristia, la memoria dei martiri missionari cade provvidenzialmente il giovedì santo, il giorno della suprema testimonianza di Gesù, anticipata nel sacramento dell'Eucaristia. È dall'Eucaristia che viene anche oggi la forza di testimoniare e di amare fino alla fine.: lo scrive, nell’editoriale del numero di marzo di “Missionari Saveriani” padre Gabriele Ferrari riferendosi alla ‘Giornata dei Missionari Martiri’, promossa nel 1993 dal Movimento Giovanile Missionario (MGM) delle Pontificie opere missionarie (POM).

Il 24 marzo è stato scelto perché è anche l’anniversario dell'assassinio dell’ arcivescovo di San Salvador, monsignor Oscar Arnulfo Romero, ucciso sull’altare nel 1980. Il tema della Giornata, per quest’anno, è “Pane spezzato per i fratelli”. Padre Marcello Storgato, sul mensile dei Saveriani, scrive: “Tutti quei chicchi di grano che, macinati formano il pane della vita; tutti quegli acini che, spremuti, fanno il vino della salvezza (….) Nel 2004 hanno dato la vita 15 persone tra sacerdoti e laici, religiosi e religiose: sono state uccise in modo violento, consapevoli del rischio che correvano,ma decise a non abbandonare l’impegno di testimoniare il vangelo e la vicinanza ai popoli in difficoltà tra cui vivevano la loro missione”.
Sei - quattro sacerdoti, un religioso e una suora - sono stati uccisi in Africa: lo spagnolo Ignacio Alonso in Burkina-Faso; l’italiano Luciano Fulvi in Uganda; l’inglese Gerard Fitzimons in Sudafrica; Gerard Nzeyimana in Burundi, il suo paese; l’irlandese John Hannon in Kenya e la francese Cristiane Philippon in Ciad. Quattro i sacerdoti martiri in America Latina: due messicani nel loro paese, Ramon Islas e Macrino Cisneros; l’italiano Faustino Gazziero in Cile; il guatemalteco Eusebio Sazo nella sua terra. Quattro anche i martiri anche in Asia: tre giovani cattolici pakistani nel loro paese - Javed Anjum, Nassir Masih, Samuel Masih - e il sacerdote indiano Jacob Chittilappilly. Anche in Europa - il continente d’origine di sette dei 15 martiri del 2004 - un sacerdote diocesano bosniaco, Kazimir Viseticki, è stato ucciso in modo violento nella sua patria. Padre Storgato, ricordando anche che il 24 marzo è giornata di preghiera e digiuno, scrive: “ Ma questi martiri missionari sono solo il simbolo e l’icona del martirio delle innumerevoli masse che oggi,nel mondo intero, sono costrette a far fronte alla violenza e che testimoniano la speranza sopportando il martirio prolungato(…)sono le vittime delle tante guerre ‘pubblicizzate’ o ‘dimenticate’ e dei tanti conflitti provocati per interessi di settori potenti: in Africa, in America Latina, in Medio Oriente, in Asia. Sono i milioni di morti massacrati con le armi o le masse di profughi e sfollati, fatti morire di stenti e di paure”.
E ancora le vittime di “calamità naturali impreviste o prevedibili” (il maremoto del dicembre scorso, le inondazioni di Haiti, Bangladesh, Filippine) e di “calamità previste” (Chernobyl, Bhopal, uranio impoverito, bioterrorismo); e quelle delle epidemie e delle malattie incontrollate, antiche e moderne, persone lasciate morire “ perché i medicinali costano troppo – ricorda Storgato – o perché in realtà la vita dei poveracci non vale l’attenzione della scienza”; e infine “le vittime della miseria e della malnutrizione, con la loro morte lenta e distillata, giorno dopo giorno (…) mentre le discariche si riempiono di sprechi alimentari”.
Nello straordinario dossier che l’agenzia “Fides“ della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli ha dedicato alla giornata don Giuseppe Pellegrini,
Assistente del Movimento Giovanile Missionario delle POM , scrive tra l’altro: “Nella tradizione della Chiesa, fin dai suoi inizi il martirio è legato indissolubilmente all’Eucaristia. Il vescovo Ignazio di Antiochia scrive le sue lettere mentre viene condotto in catene a Roma, per essere martirizzato. Questo viaggio verso il martirio assume per lui un carattere oblativo e sacrificale e diventa come l’altare sul quale sarà immolato a Dio. ‘E’ bello per me – scrive – morire in Gesù Cristo’. La dimensione sacrificale del martirio è in stretta relazione con l’Eucaristia proprio perché hanno la radice comune nella passione, morte e resurrezione del Signore Gesù. Si può ben dire, con il martire Ignazio, che il martirio è un’Eucaristia: il martire si offre come pane e diventa egli stesso corpo di Cristo. E’ un pane che viene consacrato nel martirio”.
Nella presentazione del sussidio realizzato dalle POM per lasi ricorrenza, si può leggere: “La Chiesa è nata dal sacrificio di Cristo e vi rimane ancorata facendo ogni giorno memoria della pasqua di Gesù, nella diversità dei tempi e dei luoghi, lungo il corso della storia. Partecipando al Corpo offerto e al Sangue versato, la Chiesa si trova ad essere Corpo di Cristo e pane spezzato per i fratelli, segno vivente del suo amore per tutta l’umanità, comunione con il Cristo crocifisso e con il suo sacrificio. L’Eucaristia infatti costituisce la comunità cristiana e la pone a servizio di tutti”.
Nel suo editoriale padre Ferrari aggiunge: “Essere testimoni, testimoniare, dare testimonianza sono espressioni che dicono non solo la missione, ma anche il suo contenuto. I missionari rendono testimonianza a quello che Gesù ha detto e fatto, alla sua parola, alla sua morte e risurrezione, al suo comandamento nuovo, quello dell'amore che si dona gratuitamente. Il missionario dice a tutti, sempre con la sua condotta e, ogni volta che è possibile, anche con la sua parola, che Gesù ha ragione. Cioè: è proprio vero che amando costruiamo un mondo nuovo, nella civiltà dell'amore; amando siamo in grado di riconciliare e riconciliarci, impediamo ogni guerra, superiamo le divisioni, rinnoviamo la convivenza umana, aiutiamo chi soffre, chi è solo... Per dirla con una sola parola, diventiamo davvero quelle persone che Dio ha progettato nel suo disegno creatore: persone fatte “a immagine di Dio”; “persone pienamente realizzate” (a cura di Pietro Mariano Benni).
24/03/2005 - Fonte: MISNA

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