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Malawi caldo cuor d'Africa - Pubblicizzato così dalla agenzie turistiche è fra i paesi più poveri del Continente
Esplorato da Livingstone, è stato sotto gli Inglesi come Nyasaland, dal nome del lago Nyassa. Le poche risorse in mani straniere. Germana Munari, missionaria di Correggio, è lì da 50 anni.
Il primo europeo a metterci piede, intorno al 1859, fu niente di meno che il famoso dottor Livingstone, forse il più noto fra quanti nell'Ottocento esplorarono il cuore dell'Africa nera. Risalendo il corso dello Zambesi, prima, e dello Shiré, dopo, l'esploratore - già scopritore delle favolose cascate Vittoria e alla perenne ricerca delle sorgenti del Nilo - si imbatté nel lago Nyassa che, grande come il mar Adriatico, corre da nord a sud lungo la Rift Valley, nell'Africa centrale.
E' qui, lungo le sponde di questo interminabile lago, ribattezzato successivamente Malawi che gli Inglesi costituirono sul finire del XIX secolo la loro Compagnia dei laghi africani e poi il Protettorato del Nyasaland, piccolo gioiello dell'impero della regina Vittoria, serenamente regnante a quei tempi.
Oggi i viaggiatori non arrivano in Malawi ripercorrendo le orme di Livingstone ma, in volo aereo, facendo tappa ad Addis Abeba e sbarcando a Lilongue, l'aeroporto della capitale del paese. Una capitale costruita sulla carta dopo la conquista dell'indipendenza, fatta apposta per ospitare sedi ministeriali ed organizzazioni internazionali di aiuto al terzo mondo. A parte il monumento ai caduti e all'aeroporto, a Lilongue c'è poco da vedere: una estesa periferia di residenze piuttosto misere, alti palazzi governativi in stile fine anni Sessanta, un traffico prevalentemente composto da pick-up, mezzi commerciali e auto di lusso della nuova classe dirigente, frammisti a ciclisti temerari che trasportano enormi sacchi di carbone di legna. Il Malawi, perché è questo il paese di cui parliamo, viene pomposamente promosso per i turisti come "il cuore caldo dell'Africa" e si sa, la pubblicità è l'anima del commercio: per capire che ci si trova nel cuore dell'Africa basta uscire in auto da Lilongue e portarsi sulla statale "uno" verso il sud (le statali non sono molte di più di "uno" visto che la principale attraversa tutto il paese da nord a sud e le altre ne sono solo diramazioni secondarie). Ampie pianure ondulate, una vegetazione a tratti ancora selvaggia, ma molto intaccata dalle esigenze della popolazione, un lago, il Malawi, su cui ci si può perdere tanto è immenso e sul quale navigare è una bellezza, fra spiagge tropicali ed acque ancora limpidissime e ricche di pesci variopinti.
All'estremo sud, quello colonizzato per primo dai missionari inglesi e scozzesi, la vecchia Inghilterra è in agguato dietro l'angolo: immense distese di verdissimo tè, sobri edifici vittoriani in mattoni rossi, prati curatissimi nelle fattorie ancora in mano alle vecchie famiglie coloniali.
E poi ci sono i bambini, bambini dappertutto, a frotte: non per nulla Madonna è venuta qui, in Malawi, per adottare i suoi figli neri. Nonostante i richiami turistici, il Malawi è però lontano anni luce dalle rotte del turismo internazionale. Qui, all'ospedale di Lunzu, a un tiro di schioppo da Blantyre, la vecchia capitale coloniale fondata dagli Europei (c'è un'altra Blantyre, in Gran Bretagna) opera dal 1980 la dottoressa Germana Munari, nata a Correggio 74 anni or sono, missionaria laica diocesana di Carpi. «Sono in Malawi da cinquant'anni esatti - ci dice - e conosco bene i problemi di questa gente. Il Malawi, a dispetto delle ricchezze naturali che possiede, rimane uno fra i più poveri paesi dell'Africa». La dottoressa Munari è responsabile, assieme ad un solo altro medico laureato, dell'ospedale di Lunzu, una struttura relativamente moderna per gli standard del paese, con circa duecento posti letto. Ma il concetto di "posto letto", qui, nel cuore caldo dell'Africa, è abbastanza relativo: si va da una brandina di metallo arrugginito a uno strapuntino di gommapiuma buttato sul pavimento, qualche volta addirittura sulla veranda, tanto qui non piove spesso. «E' povera gente - spiega la missionaria medico - remissiva, che si contenta dei prodotti che riesce a ricavare dalla terra e dal piccolissimo commercio. E' abituata ad accontentarsi e a ringraziare del poco che siamo in grado di offrire grazie anche agli aiuti che vengono dall'Italia».
Da queste terre gli Arabi schiavisti nel secolo scorso facevano man bassa di uomini e donne che poi venivano inviati al mercato di Zanzibar, sulla costa. Oggi il Malawi è formalmente una repubblica democratica ma di fatto è retta da una burocrazia oligarchica: le risorse del paese (tè, zucchero, minerali) sono in mano alle solite multinazionali (a cui si sono affiancati ultimamente e massicciamente i Cinesi) tanto che molti generi sono razionati, a cominciare dallo zucchero di cui il Malawi è grande produttore. E al distributore di benzina (guardato a vista da poliziotti armati di mitra) ci sono perennemente file di veicoli in attesa della prossima autocisterna con il rifornimento di carburante, e file di persone a piedi che fanno il pieno di paraffina da utilizzare per le lampade ad olio d'uso domestico, perché per molti l'energia elettrica è ancora oggi un lusso.
08/10/2012 - Fonte: www.voce.it (articolo di Fabrizio Stermieri del 30 agosto 2012)

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