Wananchi è una parola che in lingua kiswahili sta ad indicare i cittadini del Kenya. La parola precisamente significa “i proprietari del paese”. Ciò indica che il Kenya appartiene al suo popolo, eppure la maggioranza dei cittadini non ha la sensazione che il paese appartenga a loro. Per prevenire la violenza e l’insicurezza, il prossimo governo dovrà dare priorità alla distribuzione delle risorse e alla costruzione di vera riconciliazione e pace. La Chiesa deve dare voce al suo ruolo profetico e morale e unire la popolazione del Kenya.
I vescovi cattolici avevano scritto una lettera pastorale intitolata L’impegno del Kenya a pacifiche Elezioni Generali alla luce della giustizia, del perdono, della guarigione, della riconciliazione e della pace, datata il 3 maggio 2012. A quasi due anni dalla promulgazione della costituzione, che sostituisce quella del 1963, i vescovi sottolineavano la necessità di metterla in pratica auspicando l’attuazione delle riforme costituzionali e istituzionali; a questo scopo davano rilievo all’importanza di un potere giudiziario indipendente.
Inoltre, facevano appello affinché non si ripetano le violenze delle passate elezioni e si difendano i principi della democrazia e della vita umana; il problema degli sfollati, che ancora languiscono in campi profughi per le violenze post-elettorali del 2007/8, e l’ondata di violenze interetniche in alcune parti del paese, restano fatti inaccettabili. La lettera condanna apertamente anche la piaga del tribalismo, che si manifesta in irrealistiche promesse pre-elettorali e alleanze su base etnica, e la ricerca di posti di prestigio contro i principi del bene comune, della dignità umana e del servizio al popolo. Oltre a queste problematiche, i vescovi facevano accenno al ruolo dei giovani nella costruzione della pace e dello sviluppo, alla crescente povertà che impedisce ai poveri l’accesso ai servizi di base, alla necessità di rispettare la vita umana e l’integrità della creazione e, infine, al bisogno di perdono, riconciliazione, giustizia e pace.
È un peccato, invece, che la Chiesa non si sia ancora espressa chiaramente sull’importanza dell’unità dello stato. |