Ancora una volta i dati del SIPRI, l'autorevole Istituto di ricerca della pace di Stoccolma, confermano le preoccupazioni già espresse da Rete Italiana Disarmo sull'allargamento delle maglie a favore dell'esportazione di armi italiane. Infatti, con 860 milioni di dollari di l'export militare italiano segna un record ventennale: era dal 1985 che l'Italia non superava gli 800 milioni di dollari di esportazioni di armamenti.
La decisa ripresa dell'esportazione militare italiana preoccupa ancor più la Rete per due motivi:
1) negli ultimi anni la metà delle esportazioni militari italiane è diretta a nazioni fuori dall'area Nato-Ue, a paesi altamente indebitati che spendono ampie risorse negli apparati militari e dove spesso si verificano gravi violazioni dei diritti umani;
2) la forte impennata dell'export armato italiano è parte dell'incremento costante delle esportazioni militari dei Paesi dell'Unione europea che ormai si apprestano ad essere i primi protagonisti mondiali in questo particolare "mercato".
Diventa perciò quanto mai urgente giungere ad un Trattato internazionale sul commercio di armamenti (ATT), commercio che sta vedendo una fortissima ripresa anche a seguito dell'aumento costante delle spese militari che con 1204 miliardi di dollari, nel 2006 segnano ormai uno stabilizzarsi ai livelli della "Guerra Fredda". Le spese militari sono in crescita di ben il 37% nel corso degli ultimi 10 anni. La spesa pro-capite arriva ai 184 dollari, contro i 173 dollari del 2005. A parte i numeri complessivi, la distribuzione della spesa militare è ancora una volta profondamente sbilanciata con 15 paesi che sono responsabili dell'83% delle erogazioni totali. L'Italia, con 29,9 miliardi di dollari, scende all'ottavo posto scavalcata dalla Russia (34,7 miliardi), ma con una spesa militare pro-capite di 514 dollari supera per il terzo anno consecutivo quella della Germania (447 dollari pro-capite), mantenendo in questa graduatoria il settimo posto.
L'annuario SIPRI si concentra inoltre su altri aspetti della situazione mondiale, non direttamente legati alle tematiche di spesa militare ma che confermano la visione di un mondo dominato dal rischio e dall'insicurezza. Un'analisi interessante ed innovativa, che lega le dinamiche nei maggiori conflitti aperti alle sfide date dal peacekeeping in giro per il mondo e soprattutto alla sicurezza energetica, che non vede ancora un equilibrio soddisfacente fra competizione e cooperazione internazionale. Per questo il rapporto SIPRI si concentra anche sulla necessità di cambiare alcuni concetti di sicurezza, riformulando le nostre analisi per comprendere anche indicatori usualmente non considerati quando i Governi vanno a compiere le proprie scelte di bilancio militare. Occorre dunque mettere in questione quanto le spese militari siano in grado o meno di garantire sicurezza da rischi portati alla vita umana in campi come la povertà, la fame e le malattie.
INFO sulla Rete Disarmo:
www.disarmo.org
Per qualsiasi richiesta ulteriore si prega di contattare la Segreteria della Rete Disarmo:
segreteria@disarmo.org - 328/3399267