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L’Unione europea metta fine ad ogni sostegno militare a Israele
Lo chiedono le reti europee riunite in ENAAT
Mentre il conflitto nella Striscia di Gaza si fa sempre più intenso e il conteggio dei morti aumenta di ora in ora, le organizzazioni della principale rete europea contro il commercio di armamenti, l’European Network Against Arms Trade” (ENAAT), domandano la fine immediata di ogni forma di sostegno militare europeo a Israele e chiedono all’Unione europea di dichiarare un embargo totale sulle armi verso tutte le parti in conflitto. In attesa di un tale embargo, tutti gli Stati membri devono immediatamente sospendere tutti i trasferimenti di equipaggiamenti militari, assistenza e munizioni verso tutte le parti in conflitto.

La Rete Italiana per il Disarmo, nel sottoscrivere l’appello delle reti europee, ricorda che fin dall’inizio dei raid israeliani sulla Striscia di Gaza con un comunicato ha chiesto al governo italiano di sospendere immediatamente l’invio di sistemi militari a Israele e di promuovere presso l’Unione europea l’embargo sulle armi verso tutte le parti in conflitto. La scorsa settimana inoltre Rete Disarmo ha promosso insieme con altre reti manifestazioni in tutte le città italiane e ha chiesto a tutti i parlamentari di aderire e promuovere l’appello al governo per l’immediata sospensione dell’invio di sistemi militari a tutte le parti in conflitto.
Nel loro insieme i paesi dell’Unione europea sono uno dei principali fornitori di armamenti e sistemi militari a Israele, preceduti solo dagli Stati Uniti. Negli ultimi dieci anni i paesi dell’Unione hanno concesso licenze per l’esportazione di armi e sistemi militari a Israele per un valore complessivo di oltre 2 miliardi di euro, di cui oltre 600 milioni di euro nel solo 2012: vi sono inclusi sistemi di puntamento e di tiro, velivoli e veicoli militari e loro componenti e munizionamento. Secondo i rapporti ufficiali dell’UE, i paesi membri non hanno inviato armi o attrezzature di tipo militare in Palestina dal 2002.

In particolare, componenti olandesi per i caccia F-16, per elicotteri d’attacco Apache e per missili Hellfire sono stati concessi alle forze armate israeliane attraverso accordi di co-produzione con società statunitensi. L’Italia è oggi il principale fornitore dell’Unione europea di sistemi militari a Israele. Proprio all’inizio dei recenti raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza, Alenia Aermacchi (società del gruppo Finmeccanica) ha inviato i primi due velivoli da addestramento M-346 alla Air Force israeliana. Le esportazioni di sistemi militari dalla Spagna verso Israele sono raddoppiate dal 2008.

Andrew Smith, portavoce della britannica CAAT (Campaign Against Arms Trade), ha dichiarato: “La vendita di armi fornisce a Israele non solo sostegno militare, ma soprattutto un forte sostegno politico. L’Unione europea deve usare la sua influenza per promuovere la riconciliazione, non per alimentare il ciclo dei conflitti e delle guerre. L’embargo immediato dei paesi dell’UE di tutte le esportazioni di armamenti verso Israele e tutte le parti in conflitto è essenziale se l’Unione intende svolgere un ruolo pacificatore nella regione e inviare un chiaro messaggio che non sostiene le azioni del governo israeliano e l’escalation del conflitto”.

Diversi paesi europei – tra cui l’Italia (ndr) – hanno rapporti bilaterali nel settore della produzione di armamenti e di cooperazione militare con Israele, e alcuni di essi spendono milioni di euro ogni anno per acquistare dalle aziende israeliane dei sistemi militari “testati in battaglia”. E vi è un crescente legame industriale nel settore dei “velivoli senza pilota” e nei droni aerei.

Ad esempio, la Spagna ha importato il velivolo senza pilota Searcher dalla Israel Aerospace Industries (IAI). Nel 2005, il Ministero della Difesa (MoD) del Regno Unito ha assegnato alla UAV Tactical Systems Ltd (U-TACS), una joint-venture tra l’azienda militare israeliana Elbit Systems e la sua società partner Thales UK, un contratto del valore complessivo finale di quasi 1 miliardo di sterline per lo sviluppo dei droni Watchkeeper WK450.

Giorgio Beretta della Rete Italiana per Disarmo, ha commentato: “Abbiamo apprezzato l’invito rivolto dal Ministro degli Affari Esteri, Federica Mogherini. a tutte le parti in conflitto per un immediato cessate il fuoco. Chiediamo perciò che il governo italiano – che questo semestre detiene la presidenza del Consiglio dell’Unione europea ed è uno dei principali esportatori europei di sistemi militari a Israele – promuova senza indugio azioni che portino a un embargo europeo sulle armi e attrezzature militari verso tutte le parti in conflitto per proteggere i civili e per favorire la ripresa dei negoziati”.


Il comunicato è sottoscritto dalle seguenti organizzazioni nazionali che fanno parte del European Network Against Arms Trade (ENAAT):
· Bremen Foundation for Arms Conversion and Peace Research (Germania)
Campaign Against Arms Trade (Regno Unito)
Centre Delàs for Peace Studies (Spagna)
Group Switzerland Without an Army – GSoA (Svizzera)
Stop Wapenhandel (Paesi Bassi)
Rete Italiana per il Disarmo (Italia)
The Human Rights Institute of Slovakia (Slovacchia)
NESEHNUTÍ Brno (Repubblica Ceca)
Norwegian Peace Association (Norvegia)
25/07/2014 - Fonte: ENAAT - European Network Against Arms Trade - 22 luglio 2014

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