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Il Kenya e l'ambiente
Un missionario da Dandora
“L’inquinamento riguarda soprattutto i bambini, che sono i più deboli; è necessario spostare la discarica, allestendone una con criteri moderni”: lo dice alla MISNA padre Daniele Moschetti, missionario presso la parrocchia di St. John a Kariobangi, commentando i risultati di un’indagine medica Unep (United Nations Environment Programme organismo Onu per l’ambiente) secondo la quale quasi la metà delle analisi del sangue di 328 bambini e ragazzi di Dandora di età tra i 2 e i 18 anni hanno documentato la presenza di metalli pesanti - in particolare piombo, mercurio e cadmio – in quantità più che velenose.
Come dato esemplare, il rapporto mette di fronte i valori medi di analoghe analisi in Olanda e quelli riscontrati a Dandora: 13.500 parti per milione (ppm) di piombo, a confronto con 150 ppm, e 1058 ppm di cadmio a confronto con 5 ppm.
Per quanto espressa in termini tecnici, la differenza è palesemente vertiginosa e documenta al di là di ogni dubbio il tasso di tossicità.
Dandora, che si estende a est della città, su circa 15 ettari e riceve 2000 tonnellate di immondizia al giorno, è la più grande discarica di Nairobi; al suolo, i livelli di inquinamento da metalli pesanti sono otto volte superiori alla misura ritenuta accettabile: 400 ppm invece di 50.
E come se non bastasse, Dandora - non lontana da aree più note come Korogocho - inquina anche il fiume Nairobi le cui acque sono essenziali per i residenti e i contadini della zona; l’infermeria di una scuola vicina in tre anni ha trattato 27.000 persone per problemi respiratori. “Purtroppo la discarica resterà ancora aperta per i prossimi due o tre anni anche se comunità locale e organismi internazionali stanno già collaborando per ricollocarla e individuare alternative di lavoro per coloro che in questo momento vivono dei ‘prodotti’ della discarica”.
Molti e di ogni età sono infatti coloro che sopravvivono recuperando quotidianamente nell’immondizia tutto il recuperabile, respirando in tal modo ogni giorno veleni e sostanze tossiche di ogni genere. “Quando si ha fame - conclude padre Moschetti - poco importa se i fumi dei fuochi accessi su queste vere e proprie colline di immondizia sono tossici e bruciano i polmoni. Qui la gente soffre di svariati mali, anche gravi, ma la preoccupazione quotidiana è tentare di sopravvivere…anche ai veleni”.
22/10/2007 - Fonte: MISNA

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