E' questa l'accusa lanciata all'esercito ugandese dall'Orange Democratic Movement, il principale partito di opposizione keniano guidato dal grande perdente delle elezioni, Raila Odinga, secondo cui il governo starebbe utilizzando le truppe del vicino alleato per reprimere le manifestazioni.
Soldati. A lanciare l'allarme sono stati domenica alcuni parlamentari dell'opposizione, secondo cui gli ugandesi, identificati dai locali per le divise differenti e lo stentato kiswahili, sarebbero in Kenya in “missione speciale” per conto di Kibaki, alleato del presidente ugandese Yoweri Museveni. Una notizia smentita dalla polizia, come quella che per entrare nel Paese avrebbero utilizzato mezzi dell'esercito keniano. Ad aumentare i sospetti il fatto che Museveni sia stato l'unico capo di stato della regione a congratularsi con Kibaki per la rielezione, giudicata invece irregolare sia dagli osservatori internazionali che dall'opposizione. La notizia, vera o falsa che sia, ha scatenato alcuni moti anti-ugandesi a Kisumu, costringendo numerosi negozianti a chiudere gli esercizi e asserragliarsi in casa. Una brutta notizia per le famiglie che vivono in Uganda grazie alle rimesse degli espatriati, e che devono fare i conti con una situazione economica precaria.
Smentite. Dipendente quasi interamente dal Kenya per quanto riguarda le forniture di servizi e di beni, che giungono via mare al porto keniano di Mombasa per poi essere trasportati via terra, l'Uganda sta pagando a caro prezzo la crisi: “Il prezzo della benzina è più che raddoppiando nelle ultime settimane”, riferisce a PeaceReporter l'analista ugandese Frank Nyakairu.
A Kampala, le accuse dell'Odm vengono accolte con molto scetticismo. “E' una grossa bufala, non siamo mica in guerra con Nairobi”, replica a PeaceReporter un arrabbiato Paddy Ankunda, portavoce delle Forze Armate ugandesi. “Non solo non abbiamo nessun uomo in Kenya, ma non abbiamo neanche aumentato gli effettivi al confine, nonostante il continuo arrivo di sfollati (almeno 5.400, ndr), che dobbiamo ospitare e assistere perché sono troppo impauriti per tornare indietro”. Della stessa opinione Nyakairu, secondo cui “l'opposizione keniana finora non ha portato alcuna prova tangibile a sostegno della sua tesi”.
Trattative. In attesa di far luce sulla vicenda Kisumu, il Kenya attende con ansia le mosse dell'Odm, che alla fine della scorsa settimana aveva anticipato la ripresa delle manifestazioni per il prossimo mercoledì. Nel Paese la situazione è calma, e non si registrano scontri massicci. Oggi, buona parte delle scuole ha riaperto i battenti dopo settimane di inattività. Il bilancio dei morti dall'inizio degli incidenti è però salito a quasi 700, a causa del ritrovamento di nuovi cadaveri.
Nessun progresso neanche sul fronte diplomatico, visto che il governo ha respinto oggi la mediazione di Kofi Annan, il quale sarebbe dovuto giungere nel Paese martedì. Per l'ennesima volta Kibaki ha ribadito di essere stato eletto, e di non vedere la necessità di una mediazione che metta in forse il risultato delle elezioni. Una posizione sconfessata da molti degli alleati di Kibaki, ma che il presidente evidentemente ritiene ancora credibile. |