“Propongo la sospensione a tempo indeterminato dei pagamenti degli interessi sul debito estero per i 37 paesi che le Nazioni Unite hanno appena definito in crisi a causa del carovita e dell’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, alimentari in testa, e dove sono già in atto forti tensioni sociali e si sono verificati disordini. Oltre il 90% di questi paesi figura anche nella lista dei paesi poveri altamente indebitati”: il missionario comboniano Alex Zanotelli consegna alla MISNA questo appello in coincidenza con l’inizio, oggi a Monrovia, in Liberia, di una ‘maratona planetaria di digiuno’ - a cui sono già giunte numerose adesioni da tutto il mondo - per chiedere la cancellazione immediata del debito di 36 paesi quasi tutti del Sud del mondo.
Presentando ieri il rapporto annuale sulla produzione di cereali nel pianeta, l’organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) ha sottolineato che almeno 37 nazioni del mondo stanno attraversando una difficile crisi a causa del carovita, a partire dal rincaro dei beni alimentari, soprattutto grano, riso e altri cereali. Nella lista figurano 21 paesi africani (dalla Liberia al Centrafrica, inclusi quasi tutti i paesi dell’Africa sub-sahariana), 10 asiatici (dal Nepal a Timor Est, tra cui Iraq, Afghanistan e Corea del Nord) cinque latinoamericani (Bolivia, Haiti, Repubblica domenicana, Ecuador e Nicaragua) e perfino la Moldavia, unico paese europeo inserito anche nell’iniziativa del digiuno internazionale intitolata ‘Drop the debt Fast’ (Cancella il debito subito).
Nel lanciare attraverso la MISNA il suo urgente appello, padre Zanotelli, che da anni si batte per la cancellazione del debito, ha sottolineato le connessioni esistenti tra la crisi del carovita e altri fattori: le enormi quantità di terra destinate da Stati Uniti, Brasile e vari paesi africani (nell’ordine di molti milioni di ettari) a coltivazioni riservate alla produzione di “biocarburanti” e sottratte quindi alla produzione di cibo; il carattere prevalentemente “urbano” delle rivolte in corso, inevitabile alla luce delle previsioni di “Habitat”, organismo dell’Onu secondo il quale entro meno di due decenni sei miliardi e mezzo di persone vivranno in megalopoli e più della metà non avrà altro domicilio che misere baraccopoli, abitate da manodopera a basso prezzo, cioè poveri destinati alla fame; il meccanismo perverso con cui fin dagli anni ’70 è stato generato il debito dei paesi poveri, molto simile al cosiddetto ‘subprime lending’ che ha sconvolto la vita di milioni di americani (con conseguenze per il resto del mondo), costituito da tipi di prestito anomale, rischiose e speculative; l’insistenza europea per gli Epa/Ape (Accordi di Partenariato Economico tra l'Unione Europea e 76 ex-colonie del gruppo ACP: Africa, Caraibi e Pacifico) in base ai quali in particolare gli stati africani non potranno più imporre tariffe nelle importazioni perdendo in tal modo dal 10 per cento al 60 per cento delle loro entrate annuali.
Padre Zanotelli ha anticipato alla MISNA il suo appello e le connessioni che lo rendono più che mai urgente, preannunciando un suo prossimo testo personale sul tema del carovita e del debito.
“Con i circa 100 milioni di dollari di interessi per il debito che i paesi del Sud del mondo devono pagare ogni giorno – ha aggiunto il missionario - si potrebbero attuare in tempi rapidi iniziative concrete per calmierare i prezzi e programmi di rafforzamento della produzione agricola con cui fronteggiare la scarsità di cereali, limitare le importazioni e opporsi alle speculazioni dei mercati internazionali. Perché, per i poveri, come ricordo di aver personalmente sentito già molti anni fa dal tanzaniano Julius Nyerere a Nairobi, pagare il debito, è immorale”. |