In Italia nel 1861, anno dell'Unità, tra i 22.182.000 residenti, gli stranieri erano 88.639 (1 ogni 250, cioè lo 0,4%) e rivestivano posizioni sociali ragguardevoli. A fine 2010, sui 60.650.000 residenti, i 4.570.317 migranti (51,8% donne) incidono per il 7,5% (52 volte il valore del 1861) ed esercitano un ruolo rilevante a livello demografico e occupazionale. L'aumento annuale è stato di 335.258 unità, mentre meno di 100.000 sono stati cancellati dall'anagrafe e 66.000 hanno acquisito la cittadinanza. Secondo le stime del Dossier, bisogna aggiungerne altri 400.000 regolarmente presenti, ma non ancora registrati in anagrafe, per arrivare a un totale di 4.968.000 persone.
Il numero degli immigrati a fine 2010 è quasi uguale a quello del 2009. Ma non si può dire che niente sia cambiato, perché si è verificata una rotazione di oltre mezzo milione di nuovi venuti, che si sono avvicendati con un altro milione e mezzo di persone, già presenti in Italia, la cui autorizzazione al soggiorno è cessata, a prescindere dal fatto che siano stati rimpatriati o siano rimasti sul posto. Sembra una riedizione della politica di rotazione, perseguita in Germania a partire dalla metà degli anni '50 e poi modificata, perché ritenuta inefficace e da sostituire con l'integrazione. Questi sono gli effetti negativi che la crisi ha esercitato sui migranti, per niente al riparo da una norma che impone loro, se disoccupati, di trovare un nuovo lavoro nel ristretto periodo di 6 mesi.
In un mondo di migranti (214.000.000) l'Italia diventa, quindi, sempre più un paese di grande immigrazione. Paolo Nespoli, astronauta dell'Agenzia spaziale europea, ha detto che dall'alto si vede una terra senza confini. Confine che, però, si fanno sentire e, per attraversarli, vigono regole severe. Nel 2010 sono stati rilasciati 1.543.253 visti per l'ingresso in Italia, ma continuano i flussi irregolari: 4.201 respingimenti alle frontiere, 16.086 rimpatri forzati su 50.717 rintracciati in posizione irregolare (circa 1 ogni 100 regolari). Gli sbarchi, scesi a 4.406 nel 2010, hanno superato le 60.000 unità nel 2011, a seguito degli sconvolgimenti politici dell'Africa del nord, Libia compresa.
Nei costosi Centri di identificazione ed espulsione, sempre più investiti da proteste, nel 2010 sono transitate 7.039 persone, con una permanenza media di 51 giorni, ora estensibile a 18 mesi, la stessa durata della custodia cautelare in carcere riservata agli indagati per associazione mafiosa, sequestro di persona, pornografia e violenza sessuale. Eppure, solo la metà dei trattenuti (3.339) ha subito il rimpatrio, a costi molto elevati, mentre 1/6 è stato dimesso per scadenza dei termini. La rigidità della "tolleranza zero" non assicura, di per sé, grande efficacia. Del resto, con l'inasprimento delle norme, si rischia di peggiorare la situazione delle carceri italiane, ritenute tra le più sovraffollate d'Europa, con una capienza regolamentare di 44.569 posti e una tollerabile di 67.707, anche questa superata (68.000 detenuti a fine 2010, per il 36% stranieri).
L'Italia continua ad avere bisogno degli immigrati per il suo andamento demografico negativo. Nel periodo 2000-2010 l'aumento degli 65enni (+1.800.000) ha uguagliato la crescita della popolazione in età lavorativa (+1.465.000) e della classe d'età fino a 14 anni (+348.000). I migranti sono un parziale rimedio, poiché sono mediamente più giovani (32 anni, contro 44 degli italiani) e mettono a disposizione oltre 2.000.000 di lavoratori, indispensabili in diversi settori, a partire da quello dell'assistenza familiare. Essi tonificano il mercato occupazionale con un tasso di attività più elevato e la disponibilità a ricoprire tutte le mansioni, senza determinare in linea generale una competizione con gli italiani, se non nel sommerso. Nell'ultimo decennio, l'aumento dell'occupazione è dovuta quasi esclusivamente a loro. I migranti si mostrano più dinamici anche in questa difficile fase e le imprese di cui sono titolari sono ormai 220.000 (20.000 in più dello scorso anno).
D'altra parte, il saldo tra versamenti degli immigrati all'erario e spese pubbliche sostenute a loro favore è, secondo stime del Dossier, ampiamente positivo (1,5 miliardi di euro). Se a ciò si aggiunge che, in genere, si dichiarano abbastanza contenti dell'Italia, che in molti hanno celebrato il 150° anniversario dell'Unità, che si legano al loro nuovo paese con i ricongiungimenti familiari, i matrimoni misti e l'acquisizione della cittadinanza, si completa il quadro di una "immigrazione partecipativa", che vorrebbe meno burocrazia e più stabilità. Come in tutti i grandi fenomeni sociali non manca qualche problema, ma perché non iniziare a considerare più serenamente i benefici assicurati dai migranti?
• Dati Istat: 4.570.317 gli stranieri residenti al 31-12-2010 (+ di 335.258 rispetto al 2009).
• Aspetti demografici: minori 22,0%; in età lavorativa 75,7%; anziani 2,4%; età media 32 anni.
• Mondo del lavoro: 2.089.000 i lavoratori immigrati (Istat), con un tasso di disoccupazione del 19,3% (italiani 7,3%).
• Effetti della crisi. 684.413 i permessi di lavoro non rinnovati (2/3 per lavoro; 1/3 per ragioni di famiglia).
• Dislocazione degli stranieri: 35% Nord Ovest; 26,3% Nord Est; 25,2% Sud; 13,5% Isole
• Irregolari: 50.717 le persone rintracciate in posizione irregolare. Circa 500 mila gli irregolari presenti sul territorio (1 ogni 10 regolari).
• Centri di identificazione ed espulsione: 7.039 gli immigrati transitati nei Cie (45 euro retta giornaliera in un Centro)
• Minori: 21,7% l'incidenza dei minori sul numero complessivo degli stranieri.
• Contributi pensionistici: 7 miliardi di euro i contributi pagati all'Inps dagli immigrati.
• Seconde generazioni: Oltre 600 mila i figli degli immigrati in Italia.
(L'intervista audio al coordinatore del Dossier statistico immigrazione Caritas/Migrantes, Franco Pittau, è tratta dal programma radiofonico Inside, di Michela Trevisan)