Mettere la povertà fuori legge, ecco la sfida lanciata da numerose associazioni e riviste, tra cui Nigrizia e Combonifem, nella conferenza stampa tenutasi oggi a Roma, Giornata mondiale Onu contro la povertà.
La campagna “
Dichiariamo illegale la povertà - Banning Poverty 2018” ha l’ambizioso obiettivo di far approvare dall’Assemblea generale dell’Onu nel 2018, 70° anniversario della
Dichiarazione universale dei diritti umani, una Risoluzione che dichiari l’illegalità di norme, istituzioni e pratiche all’origine della povertà.
«Noi vogliamo parlare di impoveriti anziché di poveri – ha esordito
Riccardo Petrella (Università del Bene Comune, Bruxelles) – vogliamo smitizzare l’idea che la povertà sia “naturale”. Ci sono invece cause strutturali alla sua origine e ciò significa che possano essere eliminate».
Patrizia Sentinelli (AltraMente) ha spiegato che bisogna partire da noi stessi: siamo impoveriti materialmente ed anche di democrazia, e ha ricordato che tra gli impoveriti vi sono le “impoverite”. È indispensabile per questo condurre un’azione di sensibilizzazione.
Per
Bruno Amoroso (Università di Roskilde, Danimarca) gli impoveriti, gli esclusi, sono andati aumentando ed oggi riguardano il 99% della popolazione. Il potere finanziario, le grandi banche sono un obiettivo della campagna; il paradosso è che l’Unione europea è governata da una banca, la Banca centrale europea, ma non da un governo rappresentativo. Per
Alex Zanotelli, comboniano, va combattuta l’idea che i “poveri” siano fannulloni: «Come credente ritengo sia necessario tornare alla tradizione biblica di coltivare il sogno della giustizia».
La campagna intende muoversi, a partire dall’Italia, da tre campi prioritari d’azione: la democrazia, la giustizia economica e sociale, la cittadinanza. Per ognuno di questi campi sono state individuate leggi, istituzioni e pratiche sociali e collettive da mettere fuori legge, attraverso un coinvolgimento delle persone in un percorso da costruire insieme. La dimensione internazionale è assicurata dal coinvolgimento di realtà di diversi paesi a cominciare da Argentina, Quebec, Marocco, Malesia, Filippine, Belgio, sulla base dei contatti sperimentati in questi ultimi anni con la società civile impegnata sulla questione dell’acqua, dei beni comuni, della giustizia sociale, con l’obiettivo di allargare progressivamente la rete.
www.banningpoverty.org;
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