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Kenya - Natale nel sud del mondo
Pregando per la pioggia
“Per forza di cose sarà un Natale in tono minore quello di quest’anno. In questa zona del Kenya la siccità sta colpendo duramente e ha già provocato vittime. L’acqua scarseggia ovunque, i campi sono abbandonati e non è più possibile coltivare niente. Se entro i prossimi giorni non pioverà, le nuvole nere torneranno a farci visita ad aprile e in quel caso i primi mesi del nuovo anno saranno durissimi”: a parlare è Don Mario Meggiolaro, missionario italiano che opera da anni ad Isiolo, nel nord del Kenya, la città che, come dice lo stesso religioso, proprio in questi giorni sta segnando il confine tra la ‘zona verde’ e quella arida del paese. “Anche qui da noi la siccità si sta facendo sentire. Abbiamo un pozzo da cui riusciamo ancora a tirare su un po’ di acqua, ma il livello continua a scendere giorno dopo giorno. I campi sono brulli, al mercato le verdure in vendita sono sempre meno; arrivano dalle zone meridionali, ma il loro prezzo si fa sempre più alto. Dalle informazioni che abbiamo sappiamo che a nord di Isiolo, nella zona di Mandera e nelle vaste aree a ridosso dei confini con l’Etiopia e con la Somalia, la situazione è ben più grave” aggiunge il missionario.
Secondo le informazioni diffuse dalla stampa locale e confermate nelle ultime ore dal governo, dai parlamentari della regione e da una speciale delegazione governativa recatasi nell’area maggiormente colpita dalla siccità, almeno 12 persone sarebbero già morte per denutrizione o disidratazione, ma si teme che il bilancio possa crescere ulteriormente. Gravissima anche la diffusione della moria del bestiame, che per le popolazioni nomadi del nord del Kenya rappresentano l’unica ricchezza e la principale fonte di cibo e sostentamento. Il governo sostiene che la siccità endemica e quella eccezionale che recentemente ha interessato la vasta area desertica nel nord del Kenya abbia ucciso negli ultimi 3 anni il 70% degli animali da pascolo del territorio.
“Sia nelle nostre preghiere che nelle letterine a Babbo Natale – scherza con una punta d’amarezza il missionario – continuiamo a chiedere un po’ di pioggia poi corriamo a seguire il servizio meteorologico della ‘Cnn’. Abbiamo seguito la perturbazione dalla sua nascita in Sudafrica. Nelle settimane l’abbiamo vista salire verso il cuore dell’Africa, l’abbiamo seguita con apprensione mentre si dirigeva verso il Congo virando verso l’Africa orientale. L’abbiamo seguita ancora con speranza quando puntava il Kenya per accorgerci di una deviazione dell’ultimo momento, proprio quando affacciandoci dalla finestra avremmo dovuto vedere le prime nuvole nere all’orizzonte”.
In attesa della pioggia, intanto, il governo keniano sembra essersi deciso a mobilitare aiuti da inviare nel nord del paese e proprio nelle ultime ore ha lanciato un appello alla comunità internazionale perché contribuisca alle operazioni. Intanto grazie all’attivismo di alcune testate giornalistiche locali, tra le prime il Daily Nation, i keniani del resto del paese si sono lanciati in una gara di solidarietà che sembra beneficiare anche del clima natalizio e che in pochi giorni, fa sapere il giornale, ha permesso di raccogliere cibo, soldi, acqua e vestiti da inviare alle popolazioni delle zone colpite.
“Il fatto che stiano morendo i cammelli è un’indicazione sufficiente a spiegare la gravità del problema” ha evidenziato il direttore della protezione civile keniana parlando con la stampa. La corsa alla solidarietà, per il momento a livello nazionale, è cominciata; se anche il resto del mondo dovessi accorgersi dell’emergenza sarà forse possibile portare soccorso ai 22 distretti interessati da un’emergenza che non si esaurirà col periodo festivo, ma che, come ha precisato il missionario, rischia di protrarsi fino alla prossima stagione delle piogge: maggio 2006. (di Massimo Zaurrini)
24/12/2005 - Fonte: MISNA

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