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Natale in Medio Oriente
Terra Santa: L'omelia del Patriarca Latino di Gerusalemme
Nell’omelia della messa di mezzanotte in San Pietro, ieri il papa aveva detto tra l’altro: “A partire da Betlemme una scia di luce, di amore, di verità pervade i secoli. Se guardiamo ai santi – da Paolo ed Agostino fino a san Francesco e san Domenico, da Francesco Saverio e Teresa d'Avila a Madre Teresa di Calcutta – vediamo questa corrente di bontà, questa via di luce che, sempre di nuovo, si infiamma al mistero di Betlemme, a quel Dio che si è fatto Bambino. Contro la violenza di questo mondo Dio oppone, in quel Bambino, la sua bontà e ci chiama a seguire il Bambino”.
Dalla Terra Santa, il patriarca latino di Gerusalemme Michel Sabbah, nella sua omelia della Messa di mezzanotte ieri aveva detto: “In effetti parecchi si sono chiesti ancora quest'anno: come possiamo celebrare il Natale e come possiamo stare allegri con il muro che si innalza dappertutto, costringendoci a vivere come in una prigione; con le nostre terre espropriate; con i nostri giovani trascinati via nell'oscurità della notte e gettati nelle prigioni israeliane; con i morti che cadono nelle varie città accanto a noi e le grida di vendetta che si innalzano; e in più con l'instabilità e l'insicurezza nella nostra stessa società? Con tutto questo come possiamo celebrare, come possiamo accogliere la gioia del Natale? Proprio per tutto questo, a motivo di questa realtà di morte, abbiamo bisogno della grazia del Natale per trasformarla in realtà di vita. Così possiamo fronteggiarla e rimanere vivi e credenti in Dio, che ci ama ed è giusto; possiamo avere il coraggio di vedere in ogni creatura umana, quale che sia, l'immagine di Dio, con il quale fin d'ora occorre cominciare a edificare in questa terra una vita nuova. Quarant'anni dopo, il Concilio invita tutte le nostre Chiese di Gerusalemme a proseguire gli sforzi per l'unità e per un cammino comune, nonostante le complicate nostre situazioni; e le Chiese cattoliche a continuare il rinnovamento avviato con il Sinodo, e alla luce del Piano pastorale che né è stato il frutto. Il messaggio di Natale alla situazione di conflitto che viviamo, due popoli e tre religioni, è un messaggio che dice: Pace a tutti, nonostante tutte le differenze nazionali e religiose. Un messaggio che ci ripete come ogni uomo sia prezioso agli occhi di Dio suo creatore e come il sangue sempre facilmente sparso in questi giorni in questa terra, il sangue di persone umane, nei due campi, grida vendetta e arriva fino alle orecchie dell'Altissimo. Ci ricordiamo delle vittime del terrorismo in Giordania di qualche mese fa; di tutte le vittime del conflitto qui, in questa Terra Santa; delle vittime in Libano e nell'Iraq e in tutto il mondo, ma particolarmente nella nostra regione, la cui pace dipende da quella di Gerusalemme, città di Dio e cuore dell'umanità. A tutti diciamo: Dio è innanzitutto un Dio d' amore. E' il padre di tutti, senza distinzioni di razza o di religione. Ci ha creati tutti a sua immagine. Le barriere di razza, di religione, di nazionalità le abbiamo create noi: E con esse abbiamo limitato la nostra capacità di amare e di costruire insieme, abbiamo accresciuto le nostre capacità di morte. La dignità umana è un valore fondamentale. La religione pure. E così pure la libertà, l’indipendenza e la sovranità. Ma varie oppressioni o abusi e un falso concetto della sovranità trasformano tutto in cause di morte. Ma non per questo noi siamo stati creati. Non per questo costruiamo dei paesi indipendenti e sovrani. Tutti i responsabili dei governi di questo paese hanno l'obbligo di trovare il modo di non sacrificare la persona umana, la sua vita o la sua dignità, in nome di esigenze di sicurezza. Con Natale in questa notte santa prestiamo attenzione alla volontà israeliana che ricerca la sicurezza con diverse azioni militari. Prestiamo attenzione alla volontà palestinese che invoca la fine dell' occupazione e piena libertà. Natale dice a noi tutti che pace, sicurezza e giustizia sono possibili. Un nuovo paesaggio politico israeliano e palestinese sembra delinearsi sia pure con contorsioni e molteplici esitazioni. Se i nostri capi hanno una volontà sincera e risoluta, possono - se lo vogliono - fare di questo tempo che viviamo un momento di grazia con la cessazione completa di ogni violenza e di ogni vendetta; con la liberazione dei detenuti politici; fermando per un istante il passato, per permettere a un avvenire nuovo di aver inizio; per creare una terra nuova nella quale i nuovi cuori assicureranno la sicurezza degli israeliani meglio che i muri ed altre azioni militari; come pure, per i palestinesi, la libertà e la fine dell'occupazione. Ai capi dei nostri due popoli di questa terra santa, a voi autorità palestinesi qui presenti, a voi capi d'Israele, Natale dice che le vie di questa terra santificata da Dio sono vie di pace, fondata sulla giustizia e l'eguaglianza tra i due popoli, nessuno superiore all'altro, nessuno sottomesso all'altro. Due vie uguali in dignità, in diritti e in doveri. "Non temere Gerusalemme, dice il Profeta, Dio è in mezzo a te" (Sof 3,17). Ci auguriamo di vedere il giorno in cui nessuno abbia paura, nessuno rimane ricercato, nessuno trionfi a spese dell'altro, nessuno escluda l'altro: perché Dio è nella città per salvare e ristabilire la dignità di tutti; perché tutti, israeliani e palestinesi, siamo «sua creatura e opera delle sue mani».
25/12/2005 - Fonte: MISNA

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