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Allarme Unicef: ogni giorno muoiono 26mila bimbi sotto i 5 anni
La maggior parte dei decessi provocata da gravi infezioni come polmonite e sepsi
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Nel 2006, per la prima volta nella storia recente, il numero totale di decessi annui dei bambini sotto i cinque anni è sceso sotto i 10 milioni, a 9,7. Ciò rappresenta un calo del 60% nel tasso di mortalità infantile dal 1960. Tuttavia in tutto il mondo muoiono in media ogni giorno oltre 26mila bambini sotto i cinque anni, soprattutto per cause evitabili. Vivono quasi tutti nei paesi in via di sviluppo o, più precisamente, in 60 nazioni. A lanciare l'allarme il Rapporto Unicef 2008 su 'La condizione dell'infanzia nel mondo-Nascere e crescere sani', illustrato questa mattina a Roma dal presidente dell'Unicef Italia, Antonio Sclavi, in concomitanza con il lancio internazionale a Ginevra.

Più di un terzo di questi bambini, quasi il 40%, rileva il Rapporto, muore durante il primo mese di vita, di solito a casa e senza avere accesso a servizi sanitari di base e a beni di prima necessità che potrebbero salvare loro la vita. Di queste morti neonatali, circa il 26%, che equivale al 10% di tutti i decessi sotto i 5 anni è provocato da gravi infezioni. Prime tra tutte polmonite e sepsi. Ogni anno circa due milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono di polmonite (circa 1 decesso su 5 alivello globale).

Mentre, nonostante i progressi compiuti dagli anni ottanta ad oggi, le malattie diarroiche sono responsabili del 17% dei decessi sotto i cinque anni. E ancora la malaria, il morbillo e l'Aids messi insieme sono responsabili del 15% dei decessi infantili. Ad aumentare la mortalità anche la denutrizione, che contribuisce al 50% nei decessi infantili, l'acqua non sicura, le scarse pratiche igeniche e i servizi igienoci-sanitari inadeguati.

L'Africa subsahariana resta l'area geografica più problematica. Oltre ad avere il tasso di gran lunga più elevato di mortalità infantile, in media un bambino su sei muore prima del quinto compleanno, la regione è quella che ha dimostrato meno progressi dal 1990 in poi. Nel 2006, inoltre, ha fatto registrare il 49% di tutti i decessi di bambini sotto i cinque anni, nonostante vi sia nato solo il 22% dei bambini del mondo.

Tuttavia, nonostante guerre, disastri naturali, Aids, miseria e scarse strutture medico-sanitarie, non in tutti i Paesi la situazione è uguale: Paesi poveri e con difficoltà enormi come Eritrea, Etiopia, Malawi e Mozambico, per esempio, sono riusciti a ridurre di oltre il 40% la mortalità infantile dal 1990 a oggi, dimostrando una volta di più che sono possibili risultati straordinari se si attuano interventi concentrati che diano priorità assoluta alla salute di madri e bambini.

Adesso l'obiettivo è arivare ad una riduzione di due terzi della mortalità infantile entro il 2015, attraverso analisi costanti delle situazioni più a rischio e nuove modalità d'intervento, più articolate, sistematiche e complesse. I costi? Non altissimi, anche perché la mortalità materna, neonatale e infantile hanno spesso le stesse cause, e interventi mirati in specifici momenti del ciclo della vita hanno effetti moltiplicatori per la salute di madri e bambini. Si è stimato che, nell'Africa sub-sahariana, l'applicazione di un 'pacchetto minimo' di interventi essenziali, in grado di ridurre la mortalità infantile di oltre il 30% e la mortalità materna di oltre il 15%, potrebbe avere un costo aggiuntivo, rispetto ai programmi attuali, di 2-3 dollari pro capite. E con un costo di 12-15 dollari pro capite sarebbe possibile applicare un pacchetto più completo e continuo nel tempo di interventi, in grado di consentire una riduzione della mortalità infantile e di quella materna del 60%.
22/01/2008 - Fonte: Adnkronos/Ign

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