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Rd Congo, parte l’operazione 'minerali puliti'
Le multinazionali s’impegnano sulla tracciabilità
I grandi gruppi statunitensi ed europei del settore dell'Hi-tech quali Apple, IBM e Intel si sono impegnati ad applicare, fin dal primo aprile scorso, le norme contenute nella legge americana sui minerali provenienti dalle aree in conflitto dei Grandi Laghi: "The Conflict Mineral Law". A deciderlo sono stati due organismi indipendenti - Electronic Industry Citizenship Coalition e il Global e-Sustainability Initiative - di cui fanno parte anche le multinazionali e che lottano per la trasparenza della catena di approvvigionamento dell'industria elettronica.

Promulgata nel luglio 2010, nell'ambito della riforma finanziaria (Financial Reform Act) voluta dal presidente degli Stati Uniti Obama, la Conflict Mineral Law dovrà entrare in vigore il primo gennaio 2012.

Impone alle società americane, i cui prodotti contengono minerari quali coltan, tungsteno e oro (ma anche stagno, wolframite, cassiterite), di dichiarare se tali materie prime provengono dalle zone in conflitto della Repubblica democratica del Congo oppure dai paesi limitrofi. La legge statunitense dovrebbe trovare applicazione, in particolare, nella provincia orientale congolese del Kivu, dove, secondo rapporti di esperti dell'Onu, circa cinque milioni di persone hanno perso la vita a causa di conflitti armati finanziati dalla vendita illegale di materie prime.

Alle società dell'Hi-tech si chiede, inoltre, di evidenziare le misure intraprese per evitare che i minerali provengano da gruppi armati. Dovrebbero, in pratica, non acquistare più risorse naturali provenienti dal Kivu, dove si trova il 60% delle riserve mondiali del coltan, materia prima strategica, ampiamente utilizzata nella produzione dei portatili, telefoni cellulari e videogiochi.

Ben accolte dalla maggior parte delle organizzazioni della società civile e in particolare dalla Conferenza episcopale congolese, le nuove regole sulla tracciabilità dei minerali preoccupano però gli operatori economici, soprattutto quelli dell'est della RdCongo. Sostenendo di aver bisogno di tempo per organizzarsi, questi hanno infatti chiesto, senza successo, una moratoria da 6 a 12 mesi sull'applicazione delle nuove norme.

L'adozione da parte dei gruppi statunitensi ed europei di regole etiche sull'approvvigionamento di materie prime è senza dubbio un bene. Tuttavia, per alcuni osservatori del settore, queste norme possono non produrre gli effetti attesi se altre società, in particolare asiatiche, non entreranno nella stessa logica di quelle occidentali. I gruppi armati, infatti, potrebbero trovare in loro dei nuovi acquirenti.
08/04/2011 - Fonte: Nigrizia (5/4/2011)

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